
Mentre bevevo il caffelatte divorando un biscotto dopo l'altro, ho letto un'articolo del Venerdì di Repubblica che riportava l'intervista fatta ad un etologo inglese, Desmond Morris, riguardo il suo nuovo libro "The Naked Man". A primo acchito sembra essere uno scritto molto brillante che mette insieme nozioni di psicologia e biologia, se non fosse per la sua definizione di quella categoria di preferenze sessuali, chiamata con mille pseudonimi ma più generalmente OMOSESSUALI. Secondo questo brillante scenziato i gay sarebbero esseri umani che non hanno mai completato il suo ciclo di crescita, rimanendo ancora un poco infanti, così da avere maggiormente in risalto la parte creativa e sensibile appartenenti ad ognuno di noi. Questo per spiegare perchè molti gay sono artisti. Questa spiegazione a parer mio è infondata ( da cosa è spiegato che un gay sia creativo), generalista (non tutti i gay sono creativi) e deterministica ( un gay può avere tali preferenze dalla nascita o lo può diventare in seguito dati taluni accadimenti, quindi non significa che sia nè creativo nè più sensibile di altri eterosessuali). Ci possono essere mille e più motivi per essere omosessuali che prescindono dalla genetica. Ne cito due: occasionale, desiderabilità sociale. Come mai in carcere abbiamo forti tassi di omosessualità? Come mai nel sud Italia ci sono meno gay rispetto al Nord Italia?
Lascio a voi riflettere. La Scienza talvolta insiste a volersi porre delle "quasi spiegazioni"esponendosi in campi dove non solo non può avere certezza delle sue conclusioni, ma nemmeno un controllo forte. La psiche umana gode di enormi gradi di variabilità che possono dipendere anche soltanto dai singoli contesti, quindi ogni generalizzazione soffre di infondatezza.
Non dico di interrompere la ricerca o di non formulare ipotesi, ma non sparare a zero sulla società.
9e30. Buona giornata...
2 commenti:
Non credo che il libro di Desmond Morris "The Naked Man"(anch'io ho letto l'articolo del Venerdì di repubblica)indaghi le cause dell'omossessualità, piuttosto cerca di illuminare il rapporto che lega creatività ed omoerotismo. Ciò non toglie che il Dr.Morris(egli stesso artista animatore negli anni '40 del movimento surralista) sia più volte caduto nelle trame della Scienza che pretende, eredità galileiana, di svelare l'essenza della Natura(mondo, uomo, animale) a partire dal presupposto che questa sia scritta in termini matematici; in altre parole l'assunto di base di ogni scienza è quello che la verità del mondo(generalizzando) è eterna, accessibile all'uomo e valida per ogni ente intramondano. Così assistiamo alle assurdità della neurologia che spiega l'essere coscienti per mezzo dello studio di "tessuti cerebrali", quasi che l'innamorarsi o il dolore siano semplici o complessi(ciò non comporta una differenza essenziale)travasi di informazioni neuronali da una parte all'altra del corpo(occorrerebbe inoltre che gli illustri scienziati ci indicassero quale possa essere questa parte del corpo che sente, al modo dei sensi empirici, un innamoramento o il dolore per la morte di una persona cara). Più sopra ho soltanto illustrato brevemente e necessariamente generalizzando(le questioni in tema sono ben più articolate e complesse)quello che è l'atteggiamento scientifico. Tornando al Dr.Morris. Finchè egli ci dice che c'è una certa costanza nella relazione che lega creatività e omossessualità non mi pare che in tale affermazione ci dica nulla intorno all'origine dell'omosessualità né di quella della creatività, quanto piuttosto ci informi della loro relazione, non poi così misteriosa. A ben vedere invece cosa fa dire a Morris che l'infanzia è uno stato di parzialità dell'uomo? Che tale stato è da arrogarsi all'omossessuale come sua componente essenziale, cioè come sua origine? Sembra che affermare questo oscilli pericolosamente verso una fumosa distinzione fra ciò che è quella parte cosiddetta infazia e ciò che invece è quell'intero detto età adulta, come se non fossero strettamente collegati, come se l'infanzia non abbia in sè la promessa dell'età adulta e questa possa essere senza essere stata bambino. In occasione della morte di un bambino diremmo forse che è morto "un'abbozzo di uomo, una sua forma parziale"? Non è piuttosto la morte il completamento della crescita, del cammino dell'uomo, quand'anche essa sopraggiunga al suo presupposto inizio?.
Riguardo all'affermazione che l'omossessualità abbia la sua origine dall'arresto della crescita dell'uomo(per quanto ne abbia già mostrato la mancanza di fondatezza sin dal suo presupposto) vorrei far notare il duplice aspetto di questa tesi: da una parte ci dice (e sia lodato) che non è nei geni la causa(devastanti prespettive, infatti, si aprirebbero: tentativi di determinare IL gene con la relativa, brutale, possibilità di preselezione tra feti virili ed effemminati...) dall'altra invece, il Dr.Morris ricade nel vizietto dello scienziato che riduce la complessità di un essere COME omossessuale, ad un unico fattore. In base a che mi chiedo? Con la pretesa universalistica della scienza dovremmo credere veramente(come diceva Lorenzo)che tutti i "creativi" sono omossessuali e se non lo manifestano, lo sono in modo latente?.
C'è tuttavia un legame, che va esteso non solo all'omossessualità, ma anche alla condizione ebraica ed alla follia, fra questi e la grandezza artistica che per me è invece da considare a partire dalla SRADICATTEZZA, da una certo margine di libertà dai presupposti condizionamenti(l'appartenenza ad un popolo, una certa morale riconosciuta, una verità del ragionamento).
Esprimo la mia simpatia verso il titolo, ironicamente geniale, dell'articolo.
Un Saluto,
G.
Grazie G. per il contributo. Spero che si apra un quasi dibattito.
Vamos...
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